Una bella famiglia.
Una bella famiglia.
Da quando il babbo ci ha lasciati per andare a stare con la sua segretaria, vivo in casa con quattro donne, la mamma, la nonna, zia Pina e Alice, la mia sorella di diciannove anni, due meno di me.
Mi viziano tutte in una maniera schifosa e, anche se mi vergogno un po’ a raccontarlo, soddisfano tutti i miei desideri, anche i più lascivi.
Mia sorella è fidanzata con Alberto, un pirla pieno di grana che la vuole portare vergine al matrimonio. Povero scemo! Per essere vergine è vergine,ma è anche una gran porca e appena le capita un maschio sotto tiro lo fa godere con le mani, con la bocca e, soprattutto, col suo meraviglioso culetto, che mette continuamente in mostra.
Noi due siamo molto uniti e ci confidiamo tutto.
Ieri un amico di Alberto mi ha toccato il culo per tutta la sera e poi ha voluto che gli tirassi una sega.
E tu?
Con la scusa di aiutarlo a scegliere il vino siamo andati in cantina e gli ho aperto la patta. Vedessi che sberla! Aveva un cazzo gigantesco e appena gliel’ho preso in mano ha cominciato a colare. Non sono riuscita a dargli neanche due colpi e quello ha cominciato a sborrare come un cavallo. Se non mi fossi spostata in fretta mi avrebbe innaffiata tutta. Mi ha lasciata con una voglia che appena arrivata a casa mi sono dovuta tirare un ditale. Tu purtroppo dormivi di già e non ho voluto svegliarti.
Possiamo sempre rimediare – le ho detto abbassandole i jeans e le mutandine.
Adesso non ho tempo, devo studiare.
Ma io mi ero già aperto la patta e avevo sfoderato la mazza.
Studierai dopo, adesso mostrami il tuo bel culetto che te lo lecco un po’ e poi te lo rompo.
Non si è fatta pregare, quella maiala, e inginocchiata sul mio letto si è lasciata leccare le sue deliziose chiappette. Poi ho infilato la lingua nel solco che le divide ed ho leccato anche lì prima di lavorarle con la punta della lingua il buchetto del culo, rosa e delicato come un fiorellino.
Montami in groppa, Gianni – mi ha detto a quel punto – e fatti una bella cavalcata.
Neppure io mi sono fatto pregare e le sono salito sopra affondando lentamente nei suoi sfinteri con tutta la mazza. E’ caldo e morbido il suo culo e me la sono stantuffata a lungo aggrappandomi alle sue spalle affondando sempre più in profondità fino a quando non ho sentito la sborra risalirmi dai lombi.
Sto per godere – l’ho avvertita.
Godimi nel culo, inondamelo di sborra.
E io gliel’ho inondato, scaricandole negli sfinteri una sborrata pazzesca.
Mi piacerebbe mettertelo in pancia – le dissi sfilandomi mentre si sparava un bel ditale.
Non si può, accontentati del mio culo, Alberto mi vuole vergine per la prima notte. Finiscimi, invece di parlare.
La feci sdraiare sulla schiena e, inginocchiato al suo fianco, terminai di tirarle il ditale.
Con la mamma le cose sono meno facili. Non è che me la posso ingroppare quando voglio. Lei si lascia palpare il culo e le poppe, si lascia infilare le mani sotto il vestito per farsi toccare le cosce e, quando sono fortunato, mi permette anche di scostarle l’orlo delle mutandine per carezzarle la figa, ma niente di più.
Solo una volta, una sera in cui aveva bevuto e la stavo palpando dappertutto approfittando della sua ubriachezza, mi ha aperto la patta e mi ha tirato un raspone. Devo dire che farsi segare dalla propria madre mentre hai le mani infilate nella sua scollatura e nelle sue mutandine è un’esperienza unica. Ero talmente arrapato che ad un certo punto tentai di montarle sopra ma lei mi respinse.
Sono ubriaca – mi disse – ma non tanto da farmi montare da mio figlio. Accontentati di toccare e di farti segare e fatti una bella sborrata.
Visto che mi autorizzava a palparla, le sfilai le mutandine e le feci scivolare le spalline del vestito scoprendole le poppe.
Te le posso almeno leccare?
Ok, leccale pure.
Così, con una mano tra le sue cosce spalancate, l’altra che palpava il suo culone e il viso affondato nel suo seno mi apprestai a godere.
Sto per sborrare, mamma – le annunciai ad un tratto.
Lo vedo – fece lei – il tuo cazzo sta colando da fare schifo. Sborra pure, sborra tranquillo, mi sto lasciando palpare e ti sto segando per quello, per farti fare una bella sborrata. Mi vorresti sborrare addosso?
Ti sporco tutto il vestito.
Che se ne frega. Vuoi sborrare addosso a mamma?
Senza attendere risposta si era spostata mettendosi di fronte a me, inginocchiata a terra, e mi finì così.
Non sto a dirvi la sborrata che mi feci perché non ci credereste. Non ne avevo mai buttata tanta e la ridussi una schifezza, sporcandola tutta dalla testa ai piedi.
Mioddio che sborrata – fece lei rialzandosi da terra per andare in bagno a ripulirsi – ti è piaciuto sporcare mamma, brutto maiale. Guarda come mi hai ridotta con la tua sborra. Buttavi come un idrante, non ho mai visto spruzzare così. Che schizzi, facevi paura.
Aveva il viso, i capelli, le poppe ed il vestito pieni della mia sborra e quella visione mi fece venire ancora voglia.
Mamma – le dissi – ce l’ho ancora duro. Prima di andare a ripulirti me ne faresti un’altra?
Prima che mi rispondesse infilai una mano sotto il suo vestito e le carezzai la topa. Era fradicia. Spostai la mano e le carezzai anche il buco del culo.
Sei un bel porco – mi disse senza però sottrarsi – scommetto che me lo sbatteresti nel culo se te lo lasciassi fare.
Aveva nuovamente abbrancato il mio cazzo e stava passando i polpastrelli intorno ai bordi della cappella facendomi godere come un maiale.
D’un tratto la vidi inginocchiarsi a terra e non credetti ai miei occhi e alle mie orecchie.
Si rialzò il vestito sulla schiena e, con le mutandine abbassate mi offrì il culo.
Forza, Pecos Bill – mi disse – monta in groppa.
Il suo bel culone era davanti a me. Allargò le gambe e vidi occhieggiare il buco, nero e leggermente peloso.
Forza – mi incitò – cosa aspetti. Un’occasione così non ti capiterà mai più.
Mio padre doveva esserselo lavorato parecchio quel buco del culo perché affondai fino ai coglioni senza il minimo sforzo. Era caldo e morbido più ancora di quello di mia sorella.
Piantai bene i piedi a terra e, aggrappandomi alle sue spalle, iniziai a spingere più che potevo. Ci avrei messo anche le palle in quel buco di culo ed iniziai a montarla con una violenza inaudita. Se avessi pompato così mia sorella l’avrei rovinata, mamma invece incassava i miei colpi senza battere ciglio. Oramai ero tutto sopra di lei e cercavo di affondare sempre più in profondità assestandole dei colpi tremendi.
Ogni tanto mi sfilavo del tutto per poi rinfilarmi d’un sol colpo fino a sentire i coglioni sbattere contro le sue chiappone belle sode sulle quali ogni tanto mollavo delle sonore sberle.
Cavalca, piccolo, cavalca la tua mamma – mi incitava lei – rompile il culo, sbattiglielo tutto dentro, faglielo sentire fino in fondo.
Aveva la faccia a terra ed il culo proteso verso di me per farselo infilare sempre di più. Ad un certo punto mi presi i coglioni in mano e provai ad infilare anche quelli, ma ebbi paura di farmi male.
Vorresti infilarci anche i coglioni, brutto maiale – mi disse – tuo padre lo faceva. Mi inculava fino a farmi sanguinare quel bastardo, e poi mi picchiava fino a stordirmi di botte. Dio quante me ne dava. Gli piaceva picchiarmi con la cinghia. A volte mi picchiava fino a quando non riusciva a sborrare.
Il pensiero di mio padre che picchiava quelle belle chiappone sode con la cinghia mi eccitò da morire ed aumentai il ritmo e la potenza dei miei colpi.
Lo facevi sborrare spesso? – le domandai.
Era sempre arrapato e dovevo farlo sborrare in continuazione. Aveva un cazzo enorme e sborrava come un cavallo tuo padre. E si faceva tutte le donne di casa, come te.
Oramai ero pronto.
Adesso ti sborro nel culo – le dissi – ti do gli ultimi colpi e ti scarico un fiume di sborra negli sfinteri.
Si, bravo, riempimi tutta, è da tanto che non mi faccio fare un bel clistere di sborra.
La accontentai subito facendomi una delle migliori godute della mia vita e costringendola, non appena mi sfilai, a farla correre al cesso, dove la seguii per assistere mentre, seduta sulla tazza, si svuotava rumorosamente.
Zia Pina non è sposata e non ha figli. Vive con noi da sempre e mi ha visto crescere. Mi rivolgo a lei quando sono stanco e nervoso, perché ha delle tecniche di rilassamento tutte sue.
Quando si accorge che ho bisogno di rilassarmi mi prepara un bagno bollente con dei sali che le procura un’amica. Mi lava con la spugna strofinandomi delicatamente su tutto il corpo, poi mi asciuga e mi porta in camera sua, dove mi fa stendere sul suo lettone e mi massaggia a lungo con un olio profumato. Ha le mani d’oro Zia Pina e quando sente che ho abbandonato ogni tensione mi massaggia con la lingua. Dice che la sua saliva ha proprietà te****utiche. Non so se sia vero, ma sentirmi leccare dalla testa ai piedi mi fa arrapare come una bestia. Mi lecca le piante e le dita dei piedi, le gambe, la schiena, la pancia, il culo. Mi lecca il viso, il collo e le orecchie. Mi lecca i capezzoli e l’inguine. Poi con l’olio mi massaggia a lungo i coglioni con una tecnica speciale che mi li fa ribollire. Li sento proprio riempirsi e a quel punto me li devo svuotare. Allora la faccio sdraiare sul letto e mi accovaccio sul suo viso come se fossi su un cesso alla turca e mi faccio leccare il buco del culo. Non so come faccia ma riesce a farlo dilatare e ci infila la punta della lingua leccandone l’interno mentre io mi liscio lentamente la mazza. Quando la mazza inizia a colare l’avverto e lei allora si inginocchia e se la imbocca. Come me la ciuccia lei non me la ciuccia nessuno. Mi sa lavorare la cappella con la lingua e con le labbra in una maniera pazzesca e quando sente che sto per sborrare mi chiede dove voglio godere.
Come vuoi che ti faccia sborrare la zia – mi domanda – in bocca o in faccia? O preferisci metterglielo tra le poppe?
Le poppe di zia Pina sono stupende, grosse e sode e mi piace un sacco sporcargliele. Allora gliele tiro fuori e ci metto in mezzo la mazza dura.
Adesso il tuo nipotino gli fa un bel vestitino di sborra a queste due belle pere – le dico strofinandomi tra quelle carni morbide.
A volte partecipa anche mia sorella. A zia Pina piace un sacco leccarle la figa e mia sorella non chiede di meglio che farsela leccare mentre io assisto palpandole entrambe. Poi mia sorella, dopo avere goduto un paio di volte, mi offre il culo mentre zia Pina si tira un ditale guardandoci.
E la nonna? Lei è anzianotta, ma non per questo meno porca delle altre donne di casa. Dicono che da giovane abbia lavorato in una casa di tolleranza.Non so se sia vero, certo è che col cazzo ci sa davvero fare.
Insomma, siamo proprio una bella famiglia.